Si chiamavano Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa. La più giovane di loro aveva appena 25 anni, la più vecchia - se così vogliamo dire - ne aveva soltanto 36. Il mondo oggi le conosce come "le sorelle Mirabal" ma loro, quella mattina del 25 novembre del 1960, quando uscirono di casa per andare a far visita ai rispettivi mariti detenuti in carcere, non sapevano certo che i loro nomi sarebbero rimasti incisi nella storia. A far da scenario alla loro vicenda è la Repubblica Dominicana, dove in quegli anni imperversa la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo.
Nei circa 30 anni di governo sanguinario di El Jefe, come lui stesso si faceva chiamare ai tempi, si stima morirono oltre 50mila persone e fra queste dobbiamo annoverare anche le sorelle Mirabal. Quella mattina le tre sorelle uscirono di casa insieme al loro autista, Rufino de la Cruz. Patria e Minerva - come detto - andavano a trovare i mariti Manolo e Leandro, entrambi prigionieri politici e rinchiusi nel carcere di Puerto Plata. Maria Teresa, la sorella minore, le accompagnava. Erano da tempo impegnate nel denunciare le violenze e le atrocità del governo trujillista e quel giorno, il 25 novembre del 1960, l'auto su cui viaggiavano fu fermata da un gruppo di agenti governativi. Le tre sorelle furono costrette a scendere e a seguire i loro aguzzini fino ad una piantagione di canna da zucchero persa nella campagna e qui vennero prima torturate, violentate e poi uccise a bastonate. I corpi delle tre donne vennero poi accuratamente riposizionati all'interno dell'auto, che venne spinta in un precipizio per inscenare un incidente stradale. La storia delle tre sorelle Mirabal, nonostante i goffi tentativi della censura di stato di coprire le reali responsabilità, scosse le coscienze del paese e nel 1961 il dittatore Rafael Trujillo fu assassinato.
Ecco perché la data del 25 novembre è oggi il simbolo della lotta contro ogni tipo di violenza sulle donne. Ma conoscere la storia di Patria, Minerva e Maria Teresa non basta. Per questo, anche noi, oggi, vogliamo far sentire la nostra voce per dire basta, una volta per tutte. Tutti uniti, tutti insieme, gli uomini e le donne di Liguria Digitale.